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Il mio “sogno nel cassetto"

Sono circondata da giovani donne che mi assediano dicendomi:

"che bello il tuo lavoro! (riferite al wedding). ho sempre sognato di fare la wedding planner!
sin da bambina organizzavo le feste per le mie amiche!
sognavo il mio abito bianco da principessa!
strass, pizzi e tulle sono la mia vita!"

Sono atipica. Anzi sono proprio un caso raro… rispondo:

"il mio lavoro è complesso, estenuante e sacrificante! (riferita al wedding) non ho mai sognato di fare questo nella vita perchè prima che iniziassi a farlo neppure sapevo che esistesse un lavoro così!
da bambina organizzavo un sacco di feste perchè era normale farlo e soprattutto andavano di moda, tutti le organizzavano!
non ho mai e dico mai pensato a come sarebbe stato il mio matrimonio, l’abito poi era l’ultimo dei miei pensieri!
strass, pizzi e tulle sono il mio incubo!"

Ecco non ci si spiega come possa lavorare nel settore dei matrimoni… ma così è, mi ci hanno infilato le spose in questo ginepraio! Per la mia capacità di problem solving, per la mia naturale attitudine al buon gusto, per la mia predisposizione all’ascolto e perchè alla fine nell’organizzare matrimoni faccio un po’ di quel lavoro che è sento davvero mio: la regia.

Da bambina mentre le altre bimbe preferivano le Cabbage Patch io giocavo con mangianastri, registratori e affini. Non avevamo in famiglia nessuna videocamera, ma la mia passione per il cinema e la tv era talmente grande che mi accontentavo di montare anche solo le registrazioni audio che facevo. Andavo nei giardinetti a intervistare gli anziani, obbligavo mia nonna a farsi registrare nelle faccende quotidiane o raccontando storie e racconti. Ero stregata da questo modo di fermare il tempo e riorganizzare la relatà.

Un giorno, avrò avuto otto anni, con la mia amica Cinzia decidiamo di pianificare una fuga da casa, breve, giusto il tempo di andare nella vicina tabaccheria a prendere dei dolcetti. Ovviamente ecco l’idea: registriamo le nostre voci mentre giochiamo, riavvolgiamo il nastro e chiudiamo la porta della cameretta a chiave, diamo il play e usciamo dalla finestra. La nonne non si accorse di niente, peccato che scendere saltando giù da una finestra al piano rialzato sia molto più facile che risalirci… Dovemmo citofonare e svelare il piano! Beata incoscenza! Questo per farvi capire quanto la “registrazione” e la manipolazione della realtà sia da sempre nel mio dna.

Sognavo di diventare un regista famoso, preferibilmente di cinema; sognavo di lavorare prima con Francesco Nuti o Massimo Troisi, poi crescendo mi perdevo immaginando come sarebbe stato poter lavorare con i grandi attori di Hollywood in quei set da brivido. E infine il mio sogno nel cassetto: realizzare un lungometraggio epico cavalleresco ed essere la prima donna alla regia di scene di battaglie e sangue, tra cavalieri, lance, armature, zoccoli, sguardi di passione e speranza: perchè gli uomini le guerre le fanno da millenni, ma non potranno mai raccontarle con gli occhi appassionati e vivi di una donna, di una madre.

Chissà…


         

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