Riflessioni

Caro papà

È ogni anno uguale, tranne questo.
Per ventotto anni sono rimasta cieca: continuavo ad andare avanti guardando sempre solo avanti perchè indietro non si poteva, faceva male.

Ho pensato che avessero ragione: continuavano a ripetermi che ero come te e io lo credevo, senza troppe domande, senza nemmeno un dubbio, anzi…

Essere come te era una strada semplice per sentirti vicino, per credere che alla fine non avevo perso molto, perchè bastava guardare quello specchio per vedere un po’ di te ed è stato rassicurante, soprattutto in questi ultimi anni frenetici, complicati, adulti. Essere come te era l’unica strada. Peccato che a volte la realtà resti ripiegata su se stessa e ci vieti di essere vista nel suo complesso.

Questo è successo a me: mi sono fatta schiacciare da poche frasi spesso uguali e ripetute all’infinito “sei come tuo padre” “come ci assomigli” “anche tuo padre avrebbe fatto come te” “voi siete fatti così” e via anno dopo anno senza mai vedere oltre. Sono rimasta cieca. Ho vissuto ogni giorno pensando che alla morte non si scappa e che fosse già scritto e che non ci fosse altra via; ho vissuto come se avessi una scadenza e come se non fosse utile pensarci troppo, perchè quando meno te lo aspetti tocca a te. Ho vissuto terrorizzata dall’idea di non avere paura. E questo lo sai anche tu, perchè è successo anche a te. C’è solo una differenza: tu sei rimasto cieco e alla fine sei morto. Bhè…È vero che non c’è molto che si possa fare, è vero che dalla morte non si può scappare, ma è vero anche che dalla vita sì e chi vive in quella mezza realtà di cose ripiegate una sull’altra, calpestando le orme di un altro, scappa. Ho cercato di dar retta a quelle frasi e di assomigliarti quanto più ho potuto, ma io non sono te, non sono come te e non voglio esserlo: io sono me. 

Io sono sana prima di tutto, molto più di te, io sono bella molto più di te, io sono saggia molto più di te, io sono fragile, furba, lungimirante, testarda, io ho il naso più bello e sono alta, io ho i denti più dritti e le orecchie perfette, io amo e non mi lamento, io cresco e ne sono fiera, io ho un grande sorriso e non me ne vergogno, io piango spesso, lavoro con il cuore, io sono me, io sono una donna e non ho le palle, ho solo quel cuore che funziona bene, come tutto il resto e …basta con quelle frasi patetiche e “se fossi qui” e “come sarebbe bello”.

Basta perchè va bene così. Ci ho messo un po’ di tempo, lo ammetto, non sono pochi ventotto anni, ma ci sono arrivata e sono libera. E sei libero anche tu adesso. Com’è strana la nostra mente, come sono strane le nostre paure, che si insinuano dentro di noi e ci minano nella nostra parte più intima e deviano le nostre azioni, cambiano le nostre abitudini, mordono le nostre caviglie e ci fanno correre e inciampare e troppo presi dal lasciarci vivere non ci accorgiamo di cosa stiamo divendando. C’è stato un attimo, incontrollabile e lunghissimo, in cui il buio totale e quel flusso troppo veloce e troppo caldo su per le arterie mi hanno fatto vedere di nuovo.

Non c’è altro che io voglia essere, se non me stessa. Mi spoglio di queste vestigia che mi sono cucita addosso anno dopo anno e guardo me, senza cercare nessun altro in quello specchio. E va bene, con te sono arrabbiata e lo resterò per un po’, perchè è merito tuo chi sono? O forse è colpa tua chi non sono stata fino ad ora… Comunque ti amo, ma senza sapere chi sei. Ti amo comunque, perchè avresti dovuto svegliarti e non lo hai fatto, hai scelto la strada peggiore. Io no.


         

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